Momenti indimenticabili sbocciano da uve uniche, luoghi incantati e profumi inebrianti, alimentati dal piacere di condividere ogni istante. La storia della DOCG "Asti" intreccia tradizione e innovazione, terra e ingegno, passione e dedizione, plasmando l'eccellenza del vino italiano.
Storia e leggende
Radici antiche
L'instancabile passione di vignaioli ed enologi continua a svelare nuovi orizzonti nel mondo della vite e del vino, una storia millenaria che affonda le radici persino prima dei primi libri. Vite e vino, uniti a ulivo e cereale, costituiscono l'essenza della cultura mediterranea. Questa triade sacra, celebrata nelle antiche religioni (Dioniso, Cerere, Atena) e consacrata dal Cristianesimo, ha resistito a critiche e pregiudizi.
Oggi, la scienza conferma ciò che la tradizione ha sempre saputo: il vino, bevuto con moderazione, è un dono naturale che apporta benessere. La sua persistente cultura nei millenni ne è la prova, un legame profondo con la terra fertile e la sapiente cura dell'uomo.
Leggende senza tempo
Già noto a Greci e Romani, che apprezzavano il "Muscatellum" resinato durante i loro banchetti, il Moscato si rivela, secondo recenti studi, la primogenita di tutte le uve coltivate. Oggi, questo vitigno bianco ha trovato il suo terroir d'elezione in una limitata area collinare del Sud Piemonte: cinquantadue comuni contigui tra Asti, Cuneo e Alessandria, con Canelli, Santo Stefano Belbo e Strevi come cuore pulsante.
Questa zona, dall'alta vocazione vitivinicola e parte di una pregiata fascia pedoclimatica europea, dona vini dal bouquet fruttato inconfondibile, longevi e di grande classe. Qui, attorno a metà settembre, l'uva dorata viene pigiata delicatamente con rulli, separando subito bucce e graspi con presse soffici ad aria o acqua, nel rispetto della sua integrità. Il mosto così ottenuto è refrigerato a zero gradi per bloccare la fermentazione.